
Perché affrettarsi a risolvere un problema che, magari, non esiste affatto?
Immaginate che state dedicando tempo ed energie preziose su qualcosa che, a un esame più attento, non è nemmeno un vero problema. Un vero spreco!
Prima di cercare soluzioni, c’è una domanda essenziale da porsi: Ma esiste davvero il problema?
In molte organizzazioni, la pressione del tempo porta a decisioni affrettate e a soluzioni rapide che a prima vista sembrano efficienti, ma spesso generano sprechi di risorse e fatica inutile. È come cercare di completare un puzzle con pezzi mancanti: aumenta la frustrazione, mentre il problema di fondo resta irrisolto.
Una risoluzione efficace dei problemi non richiede velocità, ma la capacità di pensare in modo strategico e critico.
Nel corso della mia esperienza, in particolare nell’industria automobilistica, ho visto come il ciclo di Deming (PDCA) sia utilizzato con successo per il miglioramento continuo e la produzione snella. Tuttavia, il metodo Betzavta prevede uno step preliminare e cruciale che spesso viene trascurato, come spesso accade che persone convinte dell’esistenza di un problema dedichino tempo prezioso a preoccuparsene, a discutere su come risolverlo o, ancora peggio, a lamentarsene, senza aver verificato se si tratta davvero di un problema reale o solo una percezione infondata.
Ecco perché le prime due fasi del metodo Betzavta sono così preziose: non solo servono a navigare nel il processo di soluzione, ma mettono in discussione l’esistenza stessa del problema.
Soluzione efficace dei problemi con il metodo Betzavta
Il metodo Betzavta incoraggia l’adozione di un approccio riflessivo:
- Stabilire se esiste davvero un problema
Raccogliete informazioni complete, ascoltate le parti interessate e verificate le ipotesi implicite. Senza questo step fondamentale, rischiate di concentrarvi su problemi percepiti piuttosto che reali. - Verificare ipotesi e presupposti, esplorare alternative
Prima di lanciarsi nelle soluzioni, è necessario rivedere criticamente presupposti e ipotesi di base, considerare prospettive alternative e valutare la reale esistenza del problema, e se richiede interventi immediati oppure approcci più efficienti.
Dare priorità a questa fase iniziale evita la trappola comune di sprecare risorse su problemi inesistenti o mal identificati. Quando applico questi passaggi nei miei corsi di formazione, vedo spesso partecipanti stupiti dalla semplicità e potenza di questa prospettiva.
È importante sottolineare che queste due fasi non sostituiscono altri metodi di problem solving, ma li completano.
Quick Kaizen, PDCA, 5W1H, il diagramma di Ishikawa, i 5 perché e molti altri strumenti sono estremamente utili per analizzare e risolvere problemi complessi – ma solo se si tratta di problemi reali. Con il problem solving strutturato, saltare alle conclusioni può rivelarsi pericoloso.
Il metodo Betzavta offre un approccio semplice ed efficace per introdurre il pensiero critico fin dall’inizio e valutare se un problema esiste davvero o meno.
Non lavorate di più: lavorate meglio!
Non solo risolvere problemi, ma anche trasformare conflitti
Questo approccio offre un ulteriore vantaggio: non si limita alla risoluzione dei problemi, ma è estremamente efficace anche nella trasformazione dei conflitti.
Trasformare un conflitto in un’opportunità di collaborazione genera risultati positivi per tutte le parti coinvolte.
👉 Continuate a seguirmi: presto condividerò strategie pratiche per trasformare i conflitti in risultati positivi per tutti.
In veste di Creative Catalyst, offro formazione, coaching e consulenza per aiutarvi a pensare in modo critico, risparmiare tempo e risorse, e migliorare la qualità della vita e del lavoro.
Lavoriamo insieme per affrontare i problemi reali senza disperdere energie su questioni inesistenti.
Siete pronti a cambiare approccio?
Sarò felice di accompagnarvi. Restiamo in contatto!
Non perdete i prossimi aggiornamenti!
Coltivate la curiosità e lasciatevi ispirare. Seguitemi su LinkedIn o Instagram per non perdere nessun aggiornamento.